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lunedì 30 novembre 2009

Il senso biologico della malattia.







Sette anni fa, il 16 novembre 2002, moriva mio padre a causa di una forma di Leucemia; come sappiamo questa malattia è tuttora incurabile dalla scienza medica allopatica, ossia da quella forma di "conoscenza e sapere" che ha preso il sopravvento, nell’era “moderna”, su ogni altra forma di cura presente sul pianeta. Vediamo cosa significa il temine “allopatia” nella enciclopedia medica:

"Allopatia: metodica terapeutica basata sul principio ippocratico “contraria contrariis curantur” che afferma che, per portare a guarigione un soggetto malato, gli si devono somministrare farmaci capaci di provocare nell’individuo sano fenomeni o sintomi contrari a quelli della malattia".
Fonte: www.sanihelp.it

Praticamente questa definizione non mi suggerisce nessuno "spunto", se non un naturale moto di sospetto in merito al significato delle parole utilizzate. Queste frasi utilizzano una “radice” antica, legata ad Ippocrate, del quale l’individuo medio non sa nulla ma ne “stima” a pelle perlomeno la valenza di saggezza. Oltre a questo aspetto, per così dire, nobilitante il resto della definizione è molto arida. Esistono altre definizioni del termine “allopatia” molto più specifiche ma ancora più estranianti per colui che legge senza essere un medico.
Prendiamo allora queste altre parole trovate sulla “rete”:

"L’allopatia è un metodo terapeutico che per guarire utilizza sostanze che inducono effetti contrari alla natura della malattia, cioè sopprime i sintomi senza curare la malattia che scatena il sintomo stesso e non tiene conto dell’ammalato nella sua interezza, ma rende l’organismo un insieme di organi e apparati tutti distinti l’uno dall’altro".
www.konogea.it

Dalla particella “cioè” in poi, si comprende la volontà di spiegare meglio il medesimo concetto trovato nella precedente definizione. E da qua si inizia a comprendere qualcosa in più; nella mente si iniziano a formare delle prime “immagini” che plasmano i primi pensieri. Il senso di calore che immediatamente percepisco alle parti basse dello stomaco e nelle viscere, mi trasmette il vero significato di quelle parole, o di quelle diluizioni d’energia che scatenano vere e proprie reazioni molecolari nel corpo fisico. Ascoltando ciò che accade dentro di noi, nel vero ed unico linguaggio delle emozioni, possiamo facilmente filtrare l’aspetto esterno di ogni informazione, possiamo imparare a ragionare by passando le funzioni logiche ed analitiche della mente imbrogliata dall’inconscio (programmato da ogni aspetto legato all’educazione, alle credenze, all’abitudine di un mondo “rovesciato” come quello “ordinato” dall’Antisistema, nel quale siamo immersi dai primi istanti della nostra nascita). Ragionando tramite le immagini indotte dal codice emozionale, siamo liberi dai condizionamenti imposti, tornando alla nostra essenza più intima legata al ricordo di noi tramite il battito del cuore; unico segnale capace di sincronizzare ogni aspetto di noi, nonché “rumore” amico e sicuro sin dai tempi della posizione fetale.
Cosa significa quel senso di calore percepito alle parti basse? Nel mio linguaggio delle emozioni significa: “porca miseria, mi hanno fregato per tutto questo tempo?”, cioè racconta l’inizio di un moto di sollevamento della curiosità di sapere,  legato alla comprensione naturale di essere stato ingannato e di non avere avuto occhi per “sentire”. Ovviamente questo non significa criminalizzare nessuno; semplicemente, però, prendere in considerazione anche le “alternative” o la “concorrenza”, per dirla nel linguaggio del business.
Allora il mio pensiero torna a quei 18 mesi circa, di sofferenze e tribolazioni legate all’arco ciclico del decorso della malattia “vissuta” da mio padre. Cosa mi è rimasto impresso maggiormente nei cassetti della memoria emotiva? Oltre alla sofferenza e a tutta la sua  ampia “sfumatura”, ricordo lo stato “ambientale” nel quale un ammalato ed i propri familiari vengono a trovarsi innestati in maniera improvvisa e inaspettata. L’ambiente degli ospedali e dello staff che “lavora”; i colori, le forme, le attrezzature, i metodi, i volti, i gesti, le parole, i pensieri, l’energia, gli odori, i tempi, la fretta, il nervoso, la meccanicità, l’abitudine, la disillusione, gli sguardi, etc. che “accolgono” esseri umani necessitanti e desiderosi di una sola cosa, in quel momento: di amore. Le persone sono tutte diverse eppure tutte eguali in determinati stati d’animo o momenti della loro vita segnati dal dolore della malattia; le persone necessitano di comprensione, calore, affetto… insomma di una buona parola e di un caldo sorriso. Non intendo ora fare opera di discriminazione di un “metodo” a scapito di un altro; intendo solo affermare che “osservando le cose” in maniera diversa dal solito, le “cose” iniziano a prendere un senso diverso dal solito, iniziano a comunicare con noi. Cosa significa vedere le cose in maniera diversa? Vuole significare il comprendere attraverso le emozioni se una qualsiasi situazione nella quale ci imbattiamo è “sostenibile”, corretta, sensata, etica, morale. Ognuno di noi, prima o poi, verrà a contatto con la realtà di un ospedale; quella sarà l’opportunità per comprendere se l’organizzazione di pensiero che sottintende quella struttura è in linea armonica con lo spirito evolutivo che alberga nel senso stesso della nostra esistenza in Terra. Comprendere ciò attraverso il cuore, vuole dire aprire gli occhi e smettere di criticare, perché noi stessi siamo parte di quell’ordinamento che ha portato le “cose” a manifestarsi nella densità della materia. Dirò di più; per comprendere meglio cosa intendo, la prova più palpabile è il pagamento delle tasse al quale tutti noi siamo chiamati. Tutti noi partecipiamo alla costruzione di quell’ospedale attraverso il pagamento delle tasse e ne siamo, pertanto, anche responsabili del funzionamento ad ogni suo “livello”. L’ambiente che ci attende per “curarci” quando siamo malati e sofferenti ed impauriti, determina il grado ed il livello della guarigione; è una componente importante della guarigione. Il Dottor Hamer, padre di un nuovo modello di medicina, ha scoperto i legami ed il senso biologico della “malattia”. In alcuni prossimi articoli approfondirò la conoscenza del pensiero di quest’uomo, messo da parte, confinato dalle spire dell’Antisistema e, dunque, da tutti noi.
Mi ha molto colpito, ad esempio, la natura ed il “senso” del “raffreddore” descritti da Hamer, ossia un processo di riparazione naturale di un “danno” subito in precedenza.

“In sostanza avviene che, in presenza di un conflitto inaspettato per una situazione che, all’improvviso, ci impedisce di conoscere cosa ci sia “dietro l’angolo”, si attiva la mucosa nasale. Il processo fisiologico è una riduzione dell’epitelio, e il senso biologico è evidente: allargare per “annusare” meglio e riconoscere se c’è un pericolo. Quando il pericolo è stato riconosciuto e quindi si è risolto il problema, avviene il successivo passaggio: semplicemente la produzione di muco per riparare la necrosi della muscosa nasale. Così si comprende perché il raffreddore, non potrà mai guarirlo nessuno, perché esso stesso è una riparazione della Natura, quindi un processo necessario, inevitabile e sensato. Come dice Hamer: non si può guarire la guarigione”.
Fonte: Grazie dottor Hamer” di Carlo Trupiano.

Ora comprendo anche il senso biologico di quello che è successo a mio padre; la Leucemia è la risposta dei processi biologici del corpo fisico ad una richiesta inoltrata dal cervello. È una interpretazione del cervello stesso di una situazione di “blocco” o di “non senso”, alla quale l’essere umano è sottoposto per condizioni di vita. L’esterno che condiziona l’interno. Il cervello che viene continuamente subissato di “dati” dai sistemi periferici, si “convince” o viene “ipnotizzato” a diramare l’ordine di materializzazione di uno stato di malattia (il cervello conosce solo lo stato 1 o 0 come un interruttore della luce) quando le condizioni vitali esterne sono tali da mettere a repentaglio lo stato vitale interno. Ovviamente diluito nel tempo, uno stato di non equilibrio o di stress, conduce alla morte fisica dell’individuo. Il cervello, che è a conoscenza dei trend vitali di ogni organo interno, ad un certo punto ordina la proliferazione della malattia, al fine di fermare l’individuo e costringerlo a cambiare abitudini. È dunque una nostra protezione la malattia. L’uomo si rispecchia nella malattia e può meglio “riflettere” su quello che sta facendo della propria vita.

“Conosci te stesso” - Socrate

Ritratto senza tempo.



Sciami di note
compongono
sinuose vastità
luce e ombra
alchimia
ragion d’essere
coriandoli di carezze
scoppi di gloria. 



domenica 29 novembre 2009

Il fiore della Vita.






È per me assodato che la Terra, in quanto essere vivente, respira allo stesso modo di un essere umano o di un criceto, di una pianta oppure di un cristallo. Per la natura olografica e frattale dell’Universo, se sulla superficie del pianeta esiste anche solo una “specie” o razza vivente che, senza ombra di dubbio, respira, allora anche la Terra intera deve essa stessa respirare. E dato che sulla superficie della Terra esistono innumerevoli specie viventi dotate di polmoni per la respirazione, non da ultimo proprio la nostra razza, non è molto complesso per una coscienza “logico deduttivo spirituale” comprendere che il pianeta “madre” stesso debba respirare secondo il medesimo schema concettuale creativo. Dunque, dato per certo questo meccanismo vitale, dobbiamo trovare almeno un “disegno” frattale più accessibile, per i nostri sensi e velocità vibrazionale, al fine di comprendere meglio quello che succede più in grande. Ossia dobbiamo scovare il macrocosmo nel microcosmo. Ecco che immediatamente salta all’occhio il processo di crescita, evoluzione e maturazione dei frutti. A questo punto provo curiosità in almeno due distinti piani di osservazione:
  1. Cosa è un frutto?
  2. A cosa serve?
Ma prima di rispondere a questi due quesiti che mi viene naturale porre vado al punto “frattale” dell’argomento.
Ogni frutto progressivamente si espande secondo leggi matematiche e geometriche di appartenenza alla dimensione dello spazio/tempo. Registriamo cioè una sorta di respirazione del processo vitale legato al frutto, molto simile in questo frangente all’atto dell’inspirazione, ossia del riempirsi di aria espandendo il volume dei polmoni. Il processo legato alla maturazione dei frutti “disegna” l’inspirazione del processo di respirazione, la fine della maturazione e relativa caduta dal ramo che li ha sostenuti per la loro intera “vita” racconta viceversa l’espirazione. Ecco che, trovato almeno un frattale del macrocosmo nel microcosmo, per trasposizione riusciamo a meglio comprendere come anche il pianeta Terra debba respirare, secondo tempi molto più “ampi” e non distinguibili dal genere umano, aumentando le proprie dimensioni a causa dell’atto legato all’inspirazione, come abbiamo visto nell’articolo di ieri (21mm circa, in ogni direzione all’anno). La prova sta nell’osservazione del processo di evoluzione dei frutti. Con questo non intendo sostenere che la teoria della Tettonica delle placche o della deriva dei continenti siano errate, ma che riescono solo a “scorgere” una conseguenza e non la causa di una tale dinamica.
Insomma la Terra respira e, nella sua fase di inspirazione, si espande.
Le due osservazioni precedenti invece aprono e spostano il discorso su un altro piano: quello dello scopo di una forma vitale che partecipa alla “danza” della vita.
Cosa è un frutto e a cosa serve? Ai fini di questa domanda è molto indicativo quello che descrive Wikipedia:

“Il frutto in termini botanici è il prodotto della modificazione dell'ovario a seguito della fecondazione. Il significato biologico del frutto è fornire protezione, nutrimento e mezzo di diffusione al seme che contiene”.

Dunque il frutto trova la propria missione nella funzione di proteggere il seme, il quale rappresenta l’evoluzione e la continuità dell’atto creativo. In esso è racchiuso il potenziale evolutivo della vita.
Vediamo come si evolve il processo:
“Perché si formi il seme, devono avvenire l’impollinazione e la fecondazione; il polline di un fiore, cioè deve raggiungere la sacca contenente gli ovuli di un altro fiore della stessa specie e fecondarne gli ovuli. Il polline può essere trasportato dal vento, dall'acqua o dagli insetti. Ad esempio il polline delle antere si deposita sull'insetto. Se l'insetto raggiunge altri fiori della stessa specie, il polline cade sui loro pistilli. A questo punto, dal polline germina un tubicino, attraverso il quale le cellule maschili fecondano gli ovuli. Avvenuta la fecondazione, l'ovario si ingrossa e si trasforma in frutto, mentre gli ovuli diventano i semi”.
Fonte: http://www.giuseppina.org/classequarta/SCIENZE/fioreefrutto/FIORE%20FRUTTO.htm

Se questo è un frattale minore di quello che succede al livello superiore, chiediamoci dunque chi siano i “semi” e i “frutti” nella storia della vicenda umana sul pianeta Terra. Riflettiamo sul vero significato della funzione dei frutti e della loro altissima missione di protezione dei semi…

Tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei. “Il vuoto” – F.Battiato

sabato 28 novembre 2009

Autostereogramma; nascondere quello che più interessa.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…




Quando ce la prendiamo per qualcosa, solitamente c’è qualche aspetto nell’altro che ci da fastidio, che ci urta. Molto spesso non diciamo nulla e ce ne andiamo giurando che quella persona non la rivedremo mai più o ci auguriamo il più tardi possibile. Insomma, l’altro viene giudicato reo di averci offesi, ridicolizzati, mancato di rispetto, etc. Il colpevole è sempre l’altro.
In realtà abbiamo solo giudicato noi stessi, perché l’altro ci fa molto umilmente da specchio; uno specchio talmente inconsapevole da risultare addirittura estraneo alla propria “funzione nascosta”. Nella realtà di tutti i giorni (la realtà che i nostri sensi ci dipingono attorno), questa naturale caratteristica dell’Universo è sempre in “funzione” e, nella nostra semicecità, passa quasi del tutto inosservata. Questa legge vale per tutti in quanto intima della struttura costituente la ragion d’essere di questo piano della creazione.
La prova che “l’altro” è l’involontario specchio di noi stessi è che, solitamente, quando decidiamo di tornare a “chiarire” le cose, l’altro rimane sconcertato da quanto gli diciamo; non crede a quello che sentono le proprie orecchie, oppure se è consapevole, evidenzia qualche motivo “satellite”, ovverosia dichiara la sua verità, che conferma la natura dello specchio anche se ancora celata da altre intenzioni. Quello che occorre notare è che questo atteggiamento (di smarrimento oppure di presa di posizione) è vero, dobbiamo credergli perché, l’altro stava solo facendo da specchio a noi. Il caso più evidente è quando la nostra “naturale” coda di paglia, oppure il nostro nervosismo, ci porta a scattare come molle non appena l’altro ce ne da occasione. È talmente evidente la natura del riflesso, da risultare addirittura “accecante”. Infatti, più tardi, a sangue freddo, solitamente si comprende di avere esagerato e, molte volte, si chiede scusa/perdono. Questo è lo scopo del meccanismo di specchio/riflesso: evolvere comprendendo i nostri errori di interpretazione della realtà percepita. Senza dare la colpa a nessuno che non sia il nostro stesso essere. È come levarci di dosso le tante asperità del cosiddetto carattere, ripulendolo gradatamente mentre si vive. In questa maniera si rimane nel presente, nella particella temporale – adesso. E si “lavora” incessantemente su se stessi dando prova di responsabilità nei confronti di “entrambe” le parti.
Uno dei termini più in voga ai giorni nostri è “essere nervosi” o stressati; lo siamo per molto tempo durante la giornata. E tutto ciò che ci circonda e che, tiene a noi in quanto particelle divine, tenta in tutti i modi di farcelo capire; uno dei modi più diretti che l’Universo ha per renderci consapevoli che “così” non si può andare avanti è proprio quello di “marcare” il nostro comportamento eccessivamente “agitato”, tramite il meccanismo dei riflessi che “il tutto” ci rimanda indietro.
“Giudica e sarai giudicato”- cosa potrebbe significare se non questo?
“Scagli la prima pietra chi è senza peccato” – cosa potrebbe significare se non farsi un esame di coscienza prima di “colpire” gli altri tramite la nostra autorità suprema?
A questo proposito Steiner ci ricorda che “Spesso la forma più lieve di nervosità è una fretta della vita animica”; ossia “Vorrei caratterizzare così chi è incapace di trattenere un pensiero e di seguirlo veramente fino alle sue conseguenze, chi salta continuamente da un pensiero all’altro, e quando lo si vuole trattenere è già da tempo passato a un altro pensiero. Un’altra forma di nervosità si manifesta nel fatto che gli uomini non sanno che cosa fare di se stessi, non sanno prendere decisioni proprio nei casi in cui andrebbero prese, e non sanno in fondo mai di preciso ciò che dovrebbero fare nelle diverse situazioni”.
Anche come si studia oggi, e cioè con la classica “sgobbata” o studio superficiale, dichiariamo una assenza di un vero legame dell’interesse animico. Manca il volere intenso del possesso di quel che si è assimilato. Non esiste condizione peggiore per l’intera individualità dell’uomo di quella di essere animicamente lontano con il proprio cuore da quel che deve fare la testa. È un qualcosa che influisce negativamente sulla forza  e sull’energia del corpo eterico umano. Il corpo eterico o vitale si indebolisce sempre di più a seguito di un tale comportamento, per lo scarso legame esistente tra l’essenza dell’anima umana e ciò che si fa. Più si deve fare ciò che non interessa, più si indebolisce il proprio corpo eterico o vitale.
Come sempre l’Antisistema ha saputo manifestare delle condizioni vitali "opportune", per ogni essere richiamato progressivamente dalla campagna tramite la cosiddetta rivoluzione industriale, al fine di permearlo sempre più in uno stato di confusione, agitazione, nevrosi, stress, perseguimento di quello al quale non è veramente interessato, etc.. Oltretutto i bimbi che iniziano il ciclo di studi subiscono il trattamento sopra riportato, risultandone alla fine molto staccati ed indeboliti dalla missione che prevede la propria anima per questa incarnazione. A questo punto il dado è tratto. Indeboliti etericamente, sconnessi con la propria anima, con una bassa energia vitale, il giovane adulto affronta la “vita” senza nessun orientamento spirituale e si trova alla mercè di quello che “offre il convento”.
È un fattore di discernimento dello stato delle “cose” quell’aspetto che fa la differenza. È sufficiente notare e conoscere la natura degli “autostereogrammi” per capire che una immagine ne può nascondere un’altra anche più complessa. La differenza la fa il nostro punto di osservazione e la nostra prospettiva.

"L'autostereogramma, è un'illusione ottica creata da particolari immagini piane che induce chi la guarda a visualizzare una figura tridimensionale. Questa tecnica usa i principi della stereoscopia ma viene generata in maniera totalmente differente. Comunemente viene anche detto stereogramma, tuttavia questo termine definisce tutti i tipi di immagine piana atta a produrre un effetto di profondità, non soltanto l'autostereogramma. La figura è generalmente costituita da una successione di strisce verticali larghe diversi millimetri che differiscono tra di loro leggermente. Quando l'osservatore tenta di 'mettere a fuoco' non la figura piana ma un punto immaginario dietro il disegno, il suo cervello è ingannato ed interpreta due strisce affiancate come se fossero la stessa attribuendo quindi alle piccole differenze tra le strisce stesse una realtà tridimensionale. Un sistema per cercare di ottenere e mantenere questa "messa a fuoco appositamente errata" oltre il disegno è quello di partire toccando il foglio o lo schermo con la faccia ed allontanandosi lentamente, continuando a non mettere a fuoco la superficie. Questa tecnica, oltre a creare l'effetto di tridimensionalità, viene talvolta utilizzata anche per nascondere delle informazioni, specie a chi non conosce la tecnica, infatti guardando l'immagine sembrerebbe una normale immagine casuale o uno sfondo per siti internet".
Fonte: Wikipedia

Come abbiamo sontuosamente compreso siamo sempre alle prese con la natura illusoria di questo piano dimensionale governato dai sensi…

"Il mio cervello è la chiave che mi rende libero". (Harry Houdini)


venerdì 27 novembre 2009

La Terra, un essere vivente che respira.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…






L’acqua ricopre il 71% della superficie terrestre. Non a caso il pianeta Terra è anche chiamato il pianeta blu. Per gli indiani d’America l’acqua rappresenta il sangue dei loro antenati. L’acqua è pertanto ritenuta sacra. Se l’organizzazione della materia è su base frattale, dobbiamo aspettarci che, così come nell’uomo il sangue costituisce il fluido legato alla vita, allo stesso modo esista anche il “sangue” della Terra, in quanto essere vivente. Il sangue della Terra è appunto l’acqua, da qua si capisce il vero significato della metafora raccontata dal Capo Seattle. Ogni aspetto legato alla tradizione ed alla cultura dell’uomo, fosse anche la più antica e misteriosa, riporta sempre uno spaccato della “verità”. Cercare di inquadrare le leggende o il mito con la mentalità dell’uomo odierno, lascia sempre il tempo che trova, ossia porta alla considerazione finale che gli “antichi” fossero dei sempliciotti propensi alla fantasia tipica dei bambini o dei poveri d’intelletto. Il tutto viene lasciato a “macerare” nell’ambito del dubbio e della mistificazione. A chi interessa, dopotutto, comprendere sino in fondo il messaggio che i nostri antenati ci hanno voluto tramandare? A chi interessa tutto ciò in un mondo incuriosito dalle vicende del Grande Fratello? Per fortuna che siamo in tanti su questo meraviglioso pianeta. E questa è sia la nostra forza che il nostro fardello; come al solito la “medaglia” ha sempre due facce contrapposte. Nella nostra numerosità, oltre a gravare sempre più sul sistema naturale, possiamo però evitare di essere ingabbiati totalmente nel piano di annichilimento dello spirito. Nella diversità c’è la nostra salvezza. Per questo motivo possiamo osservare l'estremo tentativo di spersonalizzazione  dell'uomo messo in atto dall'Antisistema. Siamo tutti diversi eppure campionabili. Ma c’è sempre qualcuno che “sfugge” ad ogni tentativo di targetizzazione: le cosiddette minoranze. Porzioni di esseri umani “diversi” come risposta naturale della magnificenza della vita. Ho trovato in uno splendido articolo di Enzo Braschi questo concetto, espresso nella natura dei cosiddetti “contrari”: 

In ogni tribù nativo-americana, da sempre, troviamo la figura dei "Contrari", altrimenti chiamati "Sacri Pagliacci", vale a dire  gli "uomini-doppi", quelle personalità in grado di esprimere la dualità del cosmo attraverso comportamenti apparentemente contrari alla regola. E' sempre Alce Nero a fornirci la chiave filosofica per comprendere quale sia la vera identità dei "Contrari" laddove afferma: "Avete osservato che la verità appare in questo mondo con due facce. Una è triste di dolore, e l'altra ride; ma è la stessa faccia, rida o pianga. Quando la gente è già disperata, forse la faccia ridente è meglio per loro; e quando si sentono troppo bene e troppo sicuri di essere protetti, forse è meglio allora che vedano la faccia piangente."
Il "Contrario" si presenterà allora come colui il quale cammina all'indietro, dice "sì" quando dovrebbe dire "no", rabbrividisce d'estate e gira nudo d'inverno, si lava con la sabbia e si asciuga con l'acqua; oppure come colui che all'interno di una sacra cerimonia sarà l'unico a muoversi fuori tempo, a dare la schiena mentre tutti i suoi compagni offriranno il volto a chi li guarda, a cantare allorché ognuno tacerà, a ridere sguaiatamente nel corso di un evento luttuoso, o a piangere disperatamente nel bel mezzo di una festa. Tutto questo non per mero esibizionismo o per amore della teatralità, bensì perché il comportamento del "Contrario" aveva (e tuttora ha) la funzione di mantenere in equilibrio i due lati opposti della realtà. Ma perché un uomo come tutti gli altri, a un certo punto della sua vita, decideva di diventare un "Contrario", di vivere un'esistenza che andava contro ogni regola, una vita sempre dedita alla rinuncia personale, alla povertà più assoluta, e all'instancabile servizio e cura degli altri? Semplicemente perché quell'uomo era un prescelto, aveva avuto una vera e propria "chiamata" dall'"Alto": aveva cioè ricevuto la visione dei "Poteri" che dimorano a Ovest, quelli che la tradizione Lakota chiama gli Wakinyan, gli "Esseri del Tuono".
Il potere dei "Contrari" derivava da quel temibile elemento -il tuono-, sul quale il "Contrario" era tuttavia in grado di esercitare il suo controllo. E questo perché gli Indiani d'America sanno che il Grande Spirito è il primo a voler mantenere il Tutto in equilibrio, ragion per cui a tanto sacrificio da parte dell'uomo che diventava un "Contrario" veniva offerto in cambio un poco del Potere degli "Esseri del Tuono". I "Contrari", pertanto, erano medicine men capaci di guarire molte malattie attraverso il Potere degli Spiriti dell'Ovest, nonché individui in grado d'influire sul tempo atmosferico creando la pioggia o interrompendola a seconda delle necessità.
Gli Heyoka
I Lakota chiamavano i "Contrari" Heyoka, una mirabile intuizione, visto che la parola heyoka è il "contrario" di okahey, che vuol dire "tutto va bene". E questo non perché i "Contrari" esprimessero il lato negativo dell'esistenza ma semmai l'altra faccia della medaglia, allo stesso modo degli "Esseri del Tuono" che avevano la proprietà di creare la vita così come di distruggerla.
Fonte: http://www.segnidalcielo.it/potere_dei_contrari.htmlno

Essere un “contrario” è sempre stato il mio personale stato esistenziale; ma me ne accorgo solo adesso, dopo avere letto questo articolo. Ora riesco a farmene una ragione, ora riesco a rafforzare i miei passi, a credere ancora maggiormente nella nostra natura divina e ispirata. Ora comprendo perché “vedo ogni cosa ribaltata a 180 gradi”. Perché la vista esteriore che mi difetta è compensata dalla vista interiore che è acuta. Siamo sempre nell’ambito del duale, non c’è nulla da fare sino a quando rimaniamo in questa prospettiva. Chiamiamo queste persone con nomi “diversi” ma il risultato non cambia. Queste persone ci sono sempre state e sempre ci saranno, perché rappresentano la linfa, il sangue, la spina dorsale dell’apparato sensibile dell’umanità nella sua forma globale dell’Uno. Sono i martiri e i santi, gli uomini di scienza che sono stati bruciati, le donne che venivano tacciate di stregoneria, gli ambigui, i clochard, i pazzi, gli omosessuali, tutti coloro che hanno preso decisioni “fuori da ogni schema”, etc. Sono tutti quei coraggiosi che si sono opposti ad un "regime", i partigiani o terroristi che dir si voglia. E non può essere una classificazione fatta da coloro che detengono il potere a dirigere il destino degli uomini, perché il destino cambia ad ogni istante come una serpe. Infatti sono rimasto letteralmente di sasso quando, una mattina molto presto, sono sceso dal treno che mi portava a Milano e, infreddolito e trasognante, mi sono accorto di una scritta molto grossa su un muro di una casa che recitava così: non esiste più il futuro di una volta.
Meravigliosa concezione del tempo e dello sfuggire dal tempo, sinonimo di libertà senza pari. Inutile dire che quella frase è divenuta per me un vessillo da sventolare con orgoglio per il resto della vita. Quella frase era un messaggio dall’Universo non per chi aveva occhi per leggere ma per chi aveva risonanza per comprendere. Infatti dopo qualche giorno scomparve! In quel luogo di cammino dei pendolari, dei “robot” programmati o delle “formichine” ubbidienti, il Creatore dava prova di esserci e di assoldare volonterosi o “contrari”.

Ed ecco riaffacciarsi ancora una volta sulla scena i "Contrari", gli Heyokas, e la loro visione di una realtà indissolubilmente legata agli Wakinyan, gli "Esseri del Tuono". Sì, perché gli Heyokas, oggi, non sono una qualcosa che  riguarda i soli Indiani d'America. Non è più in gioco il colore della pelle o la connotazione geografica o quella culturale: gli Heyokas, oggi, sono anche tutti quelli che credono nel contrario di ciò che apparentemente è la nostra realtà, quelli che lottano perchè assieme a un vecchio mondo che sta per scomparire scompaia per sempre anche un vecchio modo di intendere la vita.
Chiunque abbia già scelto questa strada non in linea con un potere che lo vuole cieco, sordo e muto, porta in sé le stimmate del "Guerriero" capace di trasmutare il ferro in oro puro. Il ruolo di questo "Guerriero" è infatti quello di credere nell'opposto -nel contrario- di quanto il potere voglia fargli credere, e di risvegliare in quanti più possibile tale nuova presa di coscienza. Soltanto così il "suono" che è in tutti noi diverrà davvero il "tuono" capace di riconnetterci agli "Esseri del Tuono", come è giusto che sia, come essi si attendono che noi facciamo una volta per tutte.
E' difficile essere un Heyoka nella nostra società.
E' difficile perchè ci è stato insegnato a muoverci nel caos, a rassegnarci alla violenza, a vivere fianco a fianco con la paura, uno strumento creato ad arte per controllare ogni nostra emozione. Paura che genera rancore, rancore che genera odio, odio che frantuma l'infinita ragnatela di "parentele" che lega ognuno di noi a ogni altra cosa. Paura che sempre più ci separa dal vero senso della Creazione, che è Amore e volontà di amare non in vista di una ricompensa in questa o in un'altra vita, ma perché gratificazione senza fine, risposta a ogni richiesta della nostra anima.
A questo punto del nostro cammino ci siamo allontanati così tanto da noi stessi, che ci sembra impossibile riuscire a tornare indietro. Ai nostri piedi scorgiamo un baratro dal quale tentiamo a fatica di emergere, alzando lo sguardo vediamo un'impervia salita che sembra non aver mai fine. Ci sentiamo orfani, abbandonati, disperatamente soli e perduti.
Sono invece convinto che tutto sia a portata di mano, e che ognuno di noi possa diventare il "Maestro" di se stesso, possa brillare di una sua luce sfolgorante, possa vibrare di un suono che sia pura armonia. A condizione però che impari ad amarsi e a riconoscere l'amore nel perenne fluire della vita. Se quel giorno verrà, finalmente voleremo. Con questi nostri corpi. Senza ali, eppure come aquile che levigate si staccano da terra. Quel giorno con questi nostri corpi saliremo fin lassù, fino a dove hanno dimora gli astri, i cui nomi siamo noi. Alla fine del sentiero del cielo non dovremo bussare a nessuna porta, perché la porta del cielo è sempre aperta: basterà avere il coraggio di varcarne la soglia e scoprire di essere noi il cielo, lui la nostra anima. E non avremo più limiti. Mai più. E' perché si possa vedere quel giorno che si deve pregare e lottare con tutte le nostre forze.
Mitakuye oyasin (Siamo tutti correlati, siamo tutti uno).
Fonte: http://www.segnidalcielo.it/potere_dei_contrari.html

Quando Colombo scoprì le Americhe nel 1492 la società occidentale si aprì verso l’ignoto, o meglio, verso un mondo che, pochi già conoscevano. Questo fatto doveva succedere; come dovevano succedere molte “cose” spiacevoli per condurre l’umanità al punto di scegliere con coscienza il proprio destino, verso la comprensione dell’unità del tutto. Le mappe ritrovate, nelle quali veniva “ritratto” il mondo dettagliato come solo si è potuto conoscere negli ultimi anni, tramite l’avvento degli aeroplani e dei satelliti, chiarisce molto bene questo concetto. L’uomo è sempre stato guidato nelle proprie scelte agendo proprio su quelle sue componenti contrarie, che mai si sarebbero fatte ingabbiare dallo schema ipnotizzante messo in atto dall’Antisistema e, dunque, dall’uomo stesso. Cane che si morde la coda, mi verrebbe da pensare. Gli eroi ci sono sempre stati, i temerari ed i coraggiosi che hanno fatto della propria vita un tavolo inclinato dedicato all’avventura del vivere la vita. Questa è la spinta evolutiva in corso. Il naturale slancio che deriva dalla sottile funzione della dualità. 
Per finire voglio evidenziare due immagini molto particolari:



Fonte: http://www.teresademonte.com/LeMappeDiPiriReis_DrTeresaDeMonte.pdf

Questa mappa ricorda qualcosa che è "scomparso" e che era rappresentato, nel mondo antico, con questo simbolo:

                                                                                          

Il famoso Sigillo di Atlantide presente anche in molte colonie Fenice, in realtà sarebbe la pianta della mitica capitale del Continente d'Atlantide, Poseidonia o Città del Ponte, come concordemente descritta nei molti documenti in un intervallarsi di tre canali e tre anelli di terraferma ed un'uscita-porto che portava in mare aperto. 
Fonte: www.esonet.it

Per diretta connessione mi viene in mente lo splendido libro di David Wilcock “The divine cosmos” che, nel capitolo 5, recita così:

Christopher Otto Hilgendberg è stato il primo, nel 1933, a mostrare che se restringiamo la Terra al 55-60% della sua attuale dimensione, allora tutti i continenti si incastrano insieme a formare un puzzle. Basandoci sui modelli matematici di Maxlow la Terra si starebbe espandendo in grandezza alla velocità di approssimativamente 21 millimetri all’anno (E, aggiungo io,  ricordo che il numero 22 rappresenta la manifestazione fisica del cambiamento).

5.5 - ESPANSIONE GEOMETRICA RADIALE DEI CONTINENTI
Se l’attività della Terra condivide un legame comune con le attività a livello quantico, allora durante il processo di espansione ci dovremmo aspettare di vedere coinvolta la geometria dei Solidi Platonici, proprio come la vediamo nella formazione di un microcluster o di un quasi-cristallo. Abbiamo già visto come le osservazioni del dr. Teodorani sulle formazioni di plasma in Norvegia  adottino configurazioni geometriche spontanee, e questo suggerisce che anche il plasma nel centro della Terra debba possedere le stesse proprietà. Inoltre, grazie al lavoro investigativo del dr. Pasichnyk, sappiamo che W.R. Corliss, A.M. Dziewonski e J.H. Woodhouse hanno confermato che il centro della Terra mostra una “simmetria esagonale”, cioè che è nella forma di un solido geometrico tridimensionale che, se osservato da determinate angolazioni, ha sei lati. Nel video della sua conferenza del 1996, Gregg Braden indica che questo dato simmetrico suggerisce che il centro della Terra è a forma di dodecaedro perfetto, uno dei cinque principali solidi Platonici, con 12 facce pentagonali. Sicché, il fenomeno geometrico dei “microcluster” si conferma valido anche a scale di grandezza molto più grandi di quelle del regno dei quanti. (Anche l’icosaedro possiede una simmetria esagonale molto ripetitiva).
Non dimentichiamo che la geometria è il semplice sottoprodotto della vibrazione/pulsazione in un materiale fluido; gli studi del dr. Hans Jenny hanno rivelato che quando il livello di vibrazione/pulsazione viene incrementato, le forme geometriche che si osservano all’interno del fluido diventano più complesse. Così, se la velocità della vibrazione/pulsazione nel centro luminoso della Terra sta continuamente incrementando, allora ci si dovrebbe aspettare di vedere all’opera forme geometriche sempre più complesse.

  1. Tenendo questo a mente, nel 1993, Vogel e altri esordirono con le seguenti conclusioni riguardanti le Ipotesi di Espansione Terrestre, basate sulla loro vasta esperienza nel fare modelli della superficie terrestre. Se si riduce il raggio della Terra al 55/60% della sua attuale dimensione, allora: I confini esterni dei continenti possono essere composti insieme per formare un’unica crosta chiusa; 
  2. La posizione dei vari continenti rimangono generalmente costanti rispettivamente l’uno all’altro, e la loro separazione è causata da una “espansione radiale della Terra”; 
  3. La causa dei movimenti dei continenti deriva da un sempre più veloce incremento di raggio nel tempo, in accordo con l’espansione dei fondali marini…
La concordanza di questi tre fenomeni non può essere casuale, [ma è dovuta a] processi operanti dall’interno della Terra, e il risultato è l’espansione del pianeta. La chiave di lettura di quanto abbiamo bisogno di vedere qui sta nel punto 2, dove Vogel stabilisce che la separazione dei continenti avviene secondo un movimento “radiale” o a spirale. Quando studiamo la struttura gerarchica dei Solidi Platonici singolarmente “annidati” l’uno all’interno dell’altro, osserviamo che c’è sempre un movimento a spirale quando una forma meno complessa si espande in una di complessità superiore.
Fonte: http://www.stazioneceleste.it/articoli/wilcock/wilcock_TDC_05.htm

Anche la Terra, in quanto essere vivente, respira; dunque ecco spiegato il moto espansivo della sua “forma”. Perché no? Perché comprendere questo aspetto significa espandere la coscienza ad un livello troppo pericoloso per l’attuale stato delle “cose”. L’Antisistema vigila su ogni aspetto e nulla sfugge al suo preventivo controllo.  Ma noi, che siamo i suoi creatori, possiamo eluderlo tagliando le sue fonti di alimentazione energetica basate sulla paura e sulla separazione tramite la conoscenza e la consapevolezza.
Nulla è per caso e la verità ci sommerge, ci accorgeremo di lei quando saremo “affogati”…



giovedì 26 novembre 2009

Il libero arbitrio: una catena evolutiva.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni
inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…










È oggi una giornata particolare; no, nessuna ricorrenza particolare. È particolare per il “come” mi sento. Come se due diversi “me” si muovessero in dissonanza tra di loro, come due differenti “figure” che tentano di scollarsi tra di loro. La musica che odo in questo momento mi avvolge e penetra in profondità, suggerisce di “osservarsi” meglio, di sentirsi…
Cosa provoca questo stato, non di disarmonia ma di introspezione? Abbiamo capito che ogni segnale che scuote lo spirito (e questo indubbiamente lo è), giunge con il puntuale compito di richiamare alla “veglia”, di distorcere la percezione artificiale dell’illusione che ci siamo costruiti attorno. Nella dualità in cui siamo immersi, queste due “figure” che si evidenziano al sentire percettivo del nostro sé, rappresentano i due poli di “spinta” della corrente energetica legata al senso evolutivo; senso che spira, tuttavia, solo in una direzione… verso il senso dell’inspirazione del Creatore. Non ha senso parlare di direzione utilizzando i termini “avanti” ed “indietro”, in quanto utilizzeremmo solo ed esclusivamente una terminologia legata al mondo del duale. Ha invece senso, secondo il mio sentire, utilizzare il verso del respiro di Dio; il verso legato alla sua inspirazione, ossia del “ritorno alla Sorgente”. Tutto è Uno, persino l’atto del respirare è, nella sua più profonda realtà, una sola “operazione”. L’espirazione è un processo illusorio, eppure necessario in molte prospettive, ma l’inspirazione contiene il significato finale dell’atto. È difficile scorgere la mano che getta la “rete” quando si è un pesciolino inconsapevole di quello che è la realtà dell’aria. I differenti piani dello Spirito addensato sfuggono alla nostra comprensione, così come sfugge il senso finale di questo teatro esistenziale. Siamo così belli e complessi da rispecchiare l’intero Cosmo, eppure lottiamo per l’acquisto di un pezzo di terra che ci condizionerà per tutta la vita. Dio mio… anche io non sfuggo a questa alienazione completa, legata al concetto del possesso materiale della “roba” di Verghiana memoria. Eppure quando mi guardo intorno ed osservo lo stato materiale nel quale “verso”, mi accorgo di non avere nulla; questa mia vita rispecchia quello che “sono” in profondità e mi trasmette l’immagine di ciò che ho sempre “sentito”: di non avere nulla! Ma chi me l’ha messo in testa in questi termini? Io, come ogni essere, sono "ricchissimo". E non ha senso misurare la mia ricchezza e la mia felicità tramite il "peso" della materia. Ecco svelato tutto il pesante fardello dell'attuale paradigma in vigore nella società degli uomini. Se non lo manifesto, in termini di materia, è perché uno switch interno, inconscio, domina la rappresentazione fisica del pensiero vivente. Cosa è?


Prima di leggere oltre, fate a voi stessi questa domanda:
“E’ proprio per mio merito che sono arrivato a leggere le parole che sto ora leggendo?“
Pensateci attentamente. Ricordate la stringa di eventi che nel tempo vi ha condotto precisamente qui. Ricordate come avete trovato questa particolare pagina web? Non è stato per caso. E’ stata una stringa d’evento orchestrata. Le stringhe d’evento sono progettate da gruppi multipli di coscienza e, dunque, la risposta alla domanda posta sopra è: no. Non è stato per merito vostro, voi ora siete qui in cooperazione con altre forme di coscienza. Considerate i 6,2 miliardi di persone che popolano il pianeta. Quanti leggeranno proprio queste stesse parole che state leggendo ora voi? Cento? Mille? Diecimila? Centomila? Un milione? Dipende dal potere di una stringa d’evento. Dipende dal potere delle coscienze che co-creano la stringa d’evento. Dipende dalla risonanza delle coscienze che attivano la stringa d’evento. Ma, soprattutto, dipende dall’allineamento della stringa d’evento con la volontà della Sorgente Primaria.
Estratto da un Passaggio Segreto del sito www.wingmakers.com
 

Ci accorgiamo allora che il concetto del libero arbitrio descrive un velo molto sottile, un esile filo conduttore ci sussurra che la nostra “libertà” è pari al grado del nostro processo evolutivo; siamo, insomma, liberi ma sino al punto di non danneggiarci. È perciò ritenuto non distruttivo il conflitto interiore in questa prospettiva delle due figure dell’essere e dell’avere. È lecito e corretto “passare da questo contrasto”. Da “qua” si passa per andare oltre. Oltre il conflitto esistenziale del possesso della materia e oltre al nostro respiro, oltre la soglia della ritenuta fine di questa vita costituita della materia che vogliamo comprare; come se i nostri genitori ci avessero acquistato e non generato. Oggi mi sento scollato, sottratto alle mie energie divine, schiacciato dal peso materiale di un mondo che deve comprendere quanto si sta perdendo della bellezza e del senso della vita. Nell’incessante passaggio dei fotogrammi delle nostre vite, fatte di passato e futuro, noi siamo sempre nel presente – sempre nel presente. O meglio la nostra essenza è sempre nel presente che rappresenta l’Assoluto. Le nostre parti più cedevoli all’illusione invece danzano tra il passato ed il futuro, come pezzetti di coriandoli troppo fragili per opporsi al vento del proprio ego. Nel scegliere “dove essere” e “dove andare” cediamo paradossalmente questo “onere/onore” alle nostre paure e dunque all’Antisistema manifesto. La svolta che ho dato alla mia vita da poco meno di un anno a questa parte, intende andare nella direzione da me auspicata a livello spirituale: oltre gli schiaffi ricevuti dall’illusione di “essere”.
Intendo mantenere salda la prua, oltre le bizzarrie del “tempo” e puntare verso l’orizzonte – costi quello che costi – oltre le pesanti nubi che si addensano e che velano la luce del Sole…  perchè l Sole è in realtà sempre alto nel cielo…

Riporterò ora il discorso del Capo Seattle, perché mi rappresenta. Che esso sia un mito, leggenda o verità non mi importa, quello che conta è che “qualcuno” lo ha immaginato, pensato, scritto, divulgato… e questa è solo opera del “cuore”; grazie a colui/coloro che ce lo hanno reso manifesto.

Nel 1845 il governo degli Stati Uniti fece pressione sul Capo Seattle e la sua tribù di nativi americani allo scopo di acquistare i territori del Puget Sound, dove loro vivevano e cacciavano: due milioni di acri e uno stile di vita in cambio di 150 mila dollari e di una riserva entra la quale il governo degli Stati Uniti si impegnava a mantenere la tribù. Capo Seattle rispose con un discorso che dipinge con graffiante efficacia la società urbana degli Stati Uniti nel 1850 e delinea un pauroso ritratto del mondo come lo vediamo oggi. La sua risposta costituisce una delle più alte espressioni di consapevolezza ambientale mai fatte dall’uomo.
Fonte: la « Rete »

«Il Grande Capo di Washington [il presidente degli Stati Uniti] ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e di buona volontà, e questo è gentile da parte sua, visto che ha ben poco bisogno della nostra amicizia. Prenderemo in considerazione la proposta perché sappiamo che, se non vendiamo la terra, l’uomo bianco potrebbe prendersela con il fucile.
Come si possono comprare il cielo e il calore della terra? Per noi è un’idea strana. se non possediamo la freschezza dell’aria e lo scintillio dell’acqua, come possiamo acquistarli? I morti dell’uomo bianco dimenticano la terra dove sono nati quando vanno a camminare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa magnifica terra, perché essa è parte dell’uomo rosso. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle; il cervo, il cavallo, la grande aquila… questi sono i nostri fratelli. Le creste rocciose, gli umori dei prati, il calore dei pony e l’uomo… appartengono tutti alla medesima famiglia. Così, quando il Grande Capo di Washington manda a dire che vuole comprare la nostra terra, chiede molto… perché questa terra ci è sacra. Qui e ora faccio di questa la prima condizione… che non ci venga negato il privilegio di recarci a visitare, indisturbati, le tombe degli antenati, degli amici e dei figli. L’acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non è semplice acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra, dovete ricordare che è sacra, dovete insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni pallido riflesso nell’acqua limpida dei suoi laghi racconta gli eventi e le memorie della vita della mia gente. Il mormorio dell’acqua è la voce di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli; essi spengono la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri bambini. Se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli… e vostri; dovete quindi trattare i fiumi con la gentilezza che avreste per un fratello.
Le ceneri di nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono suolo consacrato e allo stesso modo sono sacre queste colline, questi alberi, questa porzione di terra. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce il nostro modo di sentire. Per lui un pezzo di terra è uguale all’altro, perché è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra quello di cui ha bisogno. La terra non è suo fratello, ma il suo nemico e, dopo averla conquistata, la abbandona. L’uomo bianco si lascia dietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Ruba la terra ai suoi figli e non se ne cura. La tomba del padre e il diritto di nascita del figlio vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, alla stregua di cose da comprare, saccheggiare e vendere, come pecore e perline luccicanti. La sua fame divora la terra e la rende un deserto. Io non so. Il nostro modo di sentire è diverso dal vostro. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma, forse, l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce. Nelle città dell’uomo bianco non c’è un posto tranquillo, un posto dove ascoltare le foglie che si dischiudono in primavera e il frinire delle ali di un insetto. Ma, forse, è perché sono un selvaggio e non capisco. Il frastuono delle vostre città ferisce le nostre orecchie.… I pellerossa preferiscono il soffice sospiro del vento sulla superficie dello stagno e l’odore di quel vento, lavato dalla pioggia di mezzogiorno o profumato dalla resina dei pini. Per l’uomo rosso l’aria è preziosa, perché tutte le cose dividono il medesimo respiro; l’animale, l’albero, l’uomo… dividono tutti lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira. Come l’uomo che agonizza, non si accorge del proprio fetore. Ma se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare che per noi l’aria è preziosa, che lo spirito dell’aria è lo stesso della vita che essa sostiene. Il vento che ha dato a mio nonno il primo respiro ha accolto anche il suo ultimo sospiro. E se vi vendiamo la nostra terra, dovete mantenerla separata e sacra, un posto dove persino l’uomo bianco possa assaporare la brezza addolcita dalla fragranze dei fiori… L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco nessun altro modo di vivere. Ho visto i bufali marcire a migliaia nelle praterie, uccisi dall’uomo bianco che passava sul treno. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro fumante possa essere più importante del bufalo che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo morirebbe di una grande solitudine dello spirito. Perché tutto quello che accade agli animali presto accadrà all’uomo. Tutte le cose sono collegate. Dovete insegnare ai vostri bambini che il terreno sul quale camminano è formato dalle ceneri dei vostri nonni. Affinché rispettino la terra, dite loro che è ricca delle vite della vostra gente. Insegnate ai vostri bambini quel che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su loro stessi. Questo noi lo sappiamo: non è la terra che appartiene all’uomo, ma l’uomo alla terra. Questo lo sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce i membri di una stessa famiglia. Tutte le cose sono collegate. Quel che avviene alla terra, avviene ai figli della terra. L’uomo non tesse la sua trama della vita, ne è semplicemente uno dei fili. Qualsiasi cosa fa alla tela, la fa a se stesso. Ma noi prenderemo in seria considerazione l’offerta di andare nella riserva che avete pronta per la mia gente. Vivremo separati e in pace. Ha poca importanza dove trascorrere i giorni che ci restano: non sono molti. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno conosciuto la vergogna, e da dopo la sconfitta trascorrono le giornate nella pigrizia, ubriacandosi. Ancora qualche ora, ancora qualche inverno e nessuno dei bambini delle grandi tribù, che un tempo abitavano questa vasta terra e che ora si aggirano in piccole bande fra i boschi, sarà lasciato a piangere sulle tombe di una gente una volta potente e piena di speranza come la nostra. Ma perché dovrei addolorarmi per la scomparsa della mia gente? Le tribù sono fatte di individui, e non sono di loro migliori. Gli uomini vengono e vanno, come onde del mare. E’ l’ordine della natura. Perfino l’uomo bianco, che ha parlato e camminato a fianco del suo Dio come amico, non può essere esentato da questo destino. Potremmo essere fratelli, dopotutto. Staremo a vedere. Una cosa sappiamo, che forse un giorno l’uomo bianco scoprirà… il nostro Dio è lo stesso Dio. Ora voi pensate di possederlo, come possedete la nostra terra, ma non potete. Egli è il Dio degli uomini, e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso e per l’uomo bianco. Questa terra gli è preziosa e offendere la terra significa mancare di rispetto al suo Creatore. Anche i bianchi passeranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contamina il suo letto e una notte soffocherai nei tuoi stessi rifiuti. Ma nel vostro perire, scintillerete vivamente, infiammati dalla forza del Dio che vi ha portati qui e, per qualche speciale motivo, vi ha dato dominio su questa terra e sull’uomo rosso. Un destino che ci è misterioso, perché non comprendiamo tutti i bufali uccisi, i cavalli selvaggi domati, gli angoli segreti delle foreste pieni dell’odore di molti uomini e il profilo delle fertili colline deturpato dai fili parlanti. Dov’è il boschetto? Sparito. Dov’è l’aquila? Sparita. La fine della vita è l’inizio della sopravvivenza. Quando l’ultimo uomo rosso se ne sarà andato dalla faccia della terra, quando la sua memoria fra gli uomini bianchi sarà diventata un mito, queste riserve brulicheranno dagli invisibili morti della mia tribù. Loro amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore della madre. L’uomo bianco non sarà mai solo. Fate che sia giusto e gentile nel trattare la mia gente, perché i morti non sono privi di potere. Morti ho detto? La morte non esiste. Solo un cambiamento di mondi! Se vi vendiamo la nostra terra, amatela come noi l’abbiamo amata. Curatela come noi l’abbiamo curata. Conservate nella mente il ricordo di questa terra, così com’è, quando la prenderete. E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri bambini e amatela… come Dio ama noi. Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra Gli è preziosa». 


* Nella foto di testa una immagine di Seattle.


mercoledì 25 novembre 2009

Il grazie ed il benvenuto all'attenzione.





Ho “sentito” di apportare una modifica al modo di esporre gli articoli nel blog; il concetto che sottintende questa percezione è lo stesso che “vive” all’interno di una famiglia o di quando si entra nella propria abitazione, oppure si sta bene dentro di sé. È una sensazione legata al calore animico di stare bene in un “luogo”, di essere benaccetti, di sentirsi in armonia con quello che ci circonda e ci ospita. Quando percepiamo questo stato dell’essere e ci sentiamo in un circolo di energie virtuose, la prospettiva che abbiamo della vita è molto diversa dal consueto; allora comprendiamo che “c’è qualcosa di più” oltre alle asperità quotidiane, oltre alla fisicità della materia, oltre gli sbarramenti quotidiani al “ben-essere”. La modifica potrà sembrare minima, tuttavia è frutto di una personale evoluzione nel percepire ed accettare i miei simili; come chi entra nella mia casa fisica viene accolto nel migliore dei modi, anche chi entra in questa libera zona di energia di condivisione deve essere come l’ospite più gradito. È anche il senso della gentilezza che mi sento di poter “accendere” e mantenere, come un bastoncino d’incenso per pulire l’aria e renderla affine all’essenza di quello che desidero trasmettere. Immaginatevi nelle vesti che meglio vi descrivono e sentitevi come a casa vostra, per favore. In questo “spazio” trovate i riflessi di voi e non “cose a caso”.
Ho sentito di accogliere ogni "essenza" che giunge, anche con poche righe di benvenuto e di riflessione, di attenzione nonché di introspezione. Queste parole potranno anche mutare nel tempo, ma verranno sempre prima di ogni altro costrutto inerente l’articolo del giorno; queste parole giungono dal cuore e sono il giusto riconoscimento che merita il vostro spirito:

“Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…”


Ci rispecchiamo l’uno nell’altro in ogni modo, anche senza rendercene conto, in ogni istante della vita, perché questa è la natura dell’Universo. Allora perché non ne prendiamo atto e viviamo in maniera consapevole questo effetto, questa legge universale? Il modello educativo di questa “nave scuola” chiamata Terra è molto sottile, quasi sfuggevole – per mille motivi – però è sempre stato così…
È tutto fissato nel tempo della Storia umana, basta osservare le “cose” dalla migliore prospettiva. E non facciamoci ingannare dalle immagini del mondo di “superficie”, da quello che appare. Lasciamo andare le negatività e l’ansia di rincorrere il denaro. Lo so, lo so; “Ma come si fa?”. Le ricette dell’uno possono non valere per l’altro è viceversa. Dare consigli lascia il tempo che trova, perché può fare precipitare invece che innalzare. “E allora?”. Allora in questo spazio quello che posso offrire è il mio calore umano, il mio cuore aperto… i consigli arriveranno con il tempo e con la nostra risonanza, perché sono molte le idee che possono venire ospitate e che “bollono in pentola” da molto tempo. Mi è stato fatto capire che, certi concetti, che ho fissi nella mente sono troppo avanti e percorrono gli eventi in maniera troppo precoce. Mi è stato fatto capire di mettere radici in Terra e di iniziare ad adempiere alla missione per la quale, la mia anima, ha accettato di “essere qua”. E ho iniziato a farlo, secondo il modo e le modalità che mi contraddistinguono nell’adesso. Si dice di “non fare il passo più lungo della gamba”; è vero! Tempo al tempo e pazienza. Quanta pazienza hanno gli esseri di luce che ci assistono da tempo immemorabile, dall’alba della “caduta”? Pazienza dunque. Attraverso le canalizzazioni si comprende, oramai, che il tempo è tuttavia giunto, il tempo di agire/fare e che la nuova energia è già tra di noi e permette di manifestare con più facilità il nostro “volere”. Allora ecco il nuovo punto di partenza: pazienza ma senza rimanere con “le mani in mano”. In due parole: essere proattivi.
È molto significativo il significato di tale termine riportato da Wikipedia: 
  1. In ambito individuale identifica la capacità di reagire agli eventi in modo consapevole e responsabile non lasciandosi condizionare dalle proprie impulsive remore psicologiche e dalle circostanze ambientali esterne.  
  2. Nell'ambito della gestione aziendale per proattività si intende, sia per colui che occupa un singolo ruolo che per l'azienda in senso lato, la capacità di prevenire e anticipare i problemi e i bisogni futuri e, più in generale, l'abilità nel gestire i cambiamenti.
Interessante anche la descrizione che riporta il sito in questione:
"Questo lemma non è ancora "wikificato", ovvero formattato secondo gli standard di Wikizionario"
Questo “lemma” è per così dire “ruspante”; è come è. Il significato non fa una grinza, ed indica tre abilità basilari:
  • consapevolezza
  • responsabilità
  • abilità nel gestire il cambiamento
Come possiamo capire, la proattività, a cascata riguarda anche le aziende e dunque il modo di fare business. E dato che le aziende sono fatte dagli uomini, il paradigma in corso cadrà solo quando gli uomini permetteranno il cambiamento secondo il proprio grado di consapevolezza e responsabilità. Come potete “osservare” non si parla di Dio o di religione o di senso della vita, ma si parla di centratura dell’uomo e di quello che lo rappresenta d’innanzi al mondo e ai propri figli in termini di etica, moralità, senso del giusto…
La libertà anche di sbagliare che ci è stata concessa, trova un senso superiore proprio negli errori che abbiamo compiuto; significa che siamo “vivi” e che il nostro spirito arde di tornare a rischiarare anche la notte più buia…

Ho notato nel corso degli ultimi tempi la grande comparsa, nella mia vita, del numero 22; cercando in rete ho trovato questa convincente descrizione:
"Il 22 e' L' Archetipo del Creatore. Il numero 22 come evoluzione della sua cifra base 4, rappresenta l’Energia creativa, capace di plasmare la materia nella forma desiderata. Riportata sul piano umano, questa forza potenziale caratterizza il “mastro costruttore” che utilizza il potere di cui dispone per materializzare i progetti che la sua mente eclettica continua ad elaborare. Promotore di grandi idee il 22 agisce come catalizzatore, e anche involontariamente apporta cambiamenti significativi nell’ambiente in cui si trova".

Nella foto di testa, mi sono accorto che il numero civico è il 22. Per il mio modo di “sentire” questi sono segni che indicano la via, che incoraggiano ad andare avanti, che “nutrono” d’energia come una pacca amichevole sulla spalla.
Noi tutti siamo come il tessuto connettivo del sistema nervoso del Creatore; egli fa esperienza tramite i suoi figli, tramite le sue connessioni nervose sparse per tutto lo spazio che egli ha immaginato ma che non conosce. Noi siamo importanti come lo è ogni granello di sabbia mosso dal vento o fermo nell’apatia.

C’è uno Spirito soltanto, ma non ci sono limiti al numero di forme attraverso cui esso si può esprimere. Per il momento queste forme sembrano importanti, ed infatti lo sono per quanto concerne il loro contributo al tutto, ma, con il passare degli anni, la loro sfera diverrà molto meno rilevante per quegli individui che stanno sinceramente offrendo le loro vite come canale attraverso cui lo Spirito possa agire. Poiché la Vita è capace di esprimersi attraverso simili individui con crescente facilità, questi cominceranno a riconoscersi l’uno l’altro come differenziazioni dello stesso Spirito. Tali individui si potrebbero paragonare a terminazioni nervose coscienti, terminazioni nervose di Dio nella Materia, che trasportano la corrente vitale della consapevolezza di Cristo in ogni cellula dell’Essere Planetario”.
Fonte: “Trasmissioni Stellari” di Ken Carey


martedì 24 novembre 2009

Mescolare l'uomo.




Concludiamo oggi la trilogia di articoli sul sangue umano, riprendendo i concetti espressi da Rudolf Steiner nel 1906. Ma prima una riflessione: quanta “modernità” c’è in questa conoscenza? Come il termine “moderno” si muove nel tempo e si mantiene nella eterna particella dell’”adesso”, anche la “conoscenza” si mantiene inalterata nella dimensione dello scorrere delle lancette. La “verità” non teme di essere smentita perché cammina nella luce della creazione, semmai può solo essere velata, oscurata dalle condizioni esistenziali vigenti a “terra”; la verità è il sole che brilla sempre oltre le nuvole. Per questo motivo alcuni libri, concetti, idee, uomini, risultano sempre attuali. Questa chiave di lettura vibrazionale degli “eventi e delle cose” è un buon rilevatore/rivelatore di “verità”. Noi tutti siamo cosparsi di verità, vivendo in una dimensione frutto della verità, fra i due capi della verità, vero l’uno e vero l’altro; eppure ciò che rende difficile scorgerla è il potere dell’illusione di “non essere”. I miraggi tridimensionali legati al mondo dei sensi e della paura ci fanno vivere in un luogo molto “nuvoloso”… e tutto è vero, anche la menzogna, quando non si scorge nemmeno il proprio naso. Nel regno ombroso del dubbio, ci si muove “temendo di cadere”…

Consideriamo l’uomo dalla prospettiva del suo sangue; un essere formato dalla sostanza proveniente dal mondo fisico che lo circonda, un essere nel quale si inseriscano due sistemi nervosi:
  • gran simpatico – tramite il quale un essere sente quello che avviene fuori di lui
  • superiore – tramite il quale un essere sente quello che avviene in lui
Il sangue è l’espressione del corpo eterico individualizzato e attraverso questa individualizzazione nasce ciò che si esprime nell’”Io”. Il sistema della circolazione sanguigna con il cuore, è l’espressione del corpo eterico trasformato. Come il mondo esterno viene interiorizzato mediante il cervello, così mediante il sangue il mondo interiore viene creato a nuovo nel corpo dell’uomo in un’espressione esteriore. Il sangue accoglie le immagini del mondo esterno interiorizzate dal cervello, le trasforma in vive forze formatrici e attraverso di esse edifica il corpo umano di oggi. Osserviamo il processo mediante il quale, il sangue assorbe l’elemento più prezioso che possa prendere dal mondo circostante: l’ossigeno, vale a dire l’elemento che di continuo rinnova il sangue, che gli fornisce nuova vita. In tal modo il sangue viene sospinto ad aprirsi al mondo esterno. Dal mondo esterno al quello interno e viceversa, come ad osservare il principio vitale del respiro. Il sangue si è potuto formare quando l’uomo è riuscito a manifestare se stesso tramite la propria creatività, quando l’”Io” si è potuto esprimere con propria volontà. Nel sangue vi è il principio per il divenire “Io”. Un “Io” può manifestarsi solo quando un essere può dare forma in se stesso alle immagini che egli produce ricavandole dal mondo esterno. Un essere dotato di “Io” deve avere la capacità di accogliere in sé il mondo esterno e di riprodurlo nella propria interiorità. Un essere con sangue sperimenta come cosa propria la sua vita interiore. Lo sguardo dell’”Io” è rivolto verso l’interiorità, verso l’esterno è rivolta la volontà dell’”Io”. Le forze del sangue sono rivolte verso l’interno e lo costruiscono; verso l’esterno esse sono rivolte all’ossigeno del mondo esterno. Il sangue sta a metà fra il mondo interiore delle immagini e il vivente mondo delle forme esterne. Consideriamo due fenomeni:
  1. La discendenza – nel sangue viene come riassunto ciò che si è venuto formando dal passato materiale dell’uomo e nel sangue viene anche prefigurato quel che si prepara nel suo futuro.
  2. L’esperienza del mondo dei fatti esterni – reprimendo la coscienza superiore, l’attività del cervello e del midollo spinale, l’uomo esperimenta l’attività del suo sistema nervoso del gran simpatico, vale a dire esperimenta in una forma ottusa e crepuscolare la vita di tutto il cosmo; il sangue non porta più ad espressione le immagini della vita interiore, trasmesse dal cervello, ma ciò che il mondo esterno ha costruito in lui.
Le forze degli antenati si agitavano ancora nel sangue dell’uomo, facendogli vivere ancora la vita dei suoi antenati; ma ciò avveniva nel passato. La coscienza moderna dell’uomo è cambiata. Nella sua vita diurna di veglia, l’uomo percepisce le cose esterne mediante i sensi e le trasforma in rappresentazioni. Le rappresentazioni esterne agiscono sul suo sangue. Di conseguenza nel suo sangue egli vive ed elabora tutto ciò che ha ricevuto attraverso le esperienze esteriori dei sensi. La memoria è così riempita con le  esperienze dei sensi. In questa trasformazione l’uomo si è reso incosciente di quello che ha ereditato nel corpo fisico dai suoi antenati. Dei ricordi della propria infanzia può solo avere coscienza vaga. Nell’antichità gli uomini vivevano sperimentavano dentro di sé la vita dei propri antenati. La vita dei loro antenati era presente nelle immagini che il sangue riceveva. Per quanto possa apparire incredibile al modo materialistico di pensare di oggi, un tempo vi era una coscienza mediante la quale la gente aveva le proprie percezioni sensorie come proprie esperienze, ma aveva anche le esperienze dei propri antenati. L’uomo aveva memoria di quello che fecero i suoi antenati. Il figlio si sentiva legato in un “Io” con il padre e con il nonno, perché sperimentava come proprie le loro esperienze. Il singolo si sentiva come un anello di tutta la serie delle generazioni. Era una sensazione vera e reale. Il figlio, il nipote e così via indicavano con il nome (il cognome odierno) l’elemento comune che passava attraverso tutti loro. Come e quando si trasformò questo meccanismo? Con l’entrata a far parte di una nuova fase della civiltà. Quando giunse il momento, indicabile molto precisamente per ogni singolo popolo, di perdere le antiche tradizioni, e l’antichissima saggezza tramandate attraverso il sangue delle generazioni. Per l’umanità intera è un momento molto importante quello in cui questo principio venne rotto; quando sangue estraneo si mischia con sangue estraneo. Il mescolamento del sangue umano rompe uno stato cristallizzato e da il via alla nascita del raziocinio esteriore, dell’intelletto.
La coscienza dei popoli la troviamo ancora espressa nelle saghe popolari e nei miti.
Con il matrimonio fra lontani si ha anche la nascita del pensiero logico, la nascita dell’intelletto.  Per quanto appaia strano, eppure è così. La mescolanza del sangue è, nello stesso tempo, ciò che estingue la chiaroveggenza antica e che solleva l’umanità ad un livello superiore d’evoluzione. Oggi tutto il mondo circostante al quale l’uomo si dedica si esprime nel sangue; il mondo forma l’interiorità in base agli elementi esterni. In tempi antichissimi con il sangue si ereditava anche la tendenza degli antenati al bene o al male. Con la mescolanza del sangue questo meccanismo venne interrotto. L’uomo passò ad una vita personale propria. Venne così dato maggiore spazio a quello che esperimentava nella sua vita personale. Così nel sangue  non mischiato si manifesta la potenza della vita degli antenati; nel sangue mischiato la potenza delle proprie esperienze. Le saghe ed i miti dei popoli raccontano di questo ed affermano: quel che ha potere sul tuo sangue, ha potere anche su di te.
Qualsiasi sia la potenza che vuole impossessarsi di un uomo, essa deve agire su di lui in modo che la sua azione si manifesti nel sangue.  Se quindi una potenza malvagia vuole influire su di un uomo, essa deve avere il dominio sul suo sangue. È questo il profondo e spirituale significato del passo del Faust “Il sangue è un succo molto peculiare”. Per questo il rappresentante del principio del male dice: sottoscrivi il patto con il sangue, perché se ho il tuo nome scritto con il sangue, ti ho afferrato in ciò attraverso cui l’uomo può venir afferrato, ti ho attirato a me. Quello cui appartiene il sangue  possiede anche l’uomo o l’”Io” dell’uomo. Nei movimenti di colonizzazione, mantenendosi in questa prospettiva, è possibile già comprendere se una civiltà estranea possa venire accolta oppure no. Un popolo che appartiene alla sua terra da sempre, non potrà mai subire l’innesto di una civiltà straniera. Il rischio è l’estinzione di quel popolo. Al sangue non può essere imposto quello che non può sopportare. La scienza ha scoperto oramai che mischiando il sangue di un animale con quello di un altro animale non “imparentato”, l’animale muore. Questa scoperta scientifica è una antica conoscenza occulta. Tutta la vita culturale odierna non è altro che il risultato della mescolanza del sangue. L’organismo fisico umano viene conservato anche incrociando sangue estraneo, ma la forza chiaroveggente muore sotto l’influsso di mescolanza del sangue o di matrimonio fra lontani.
L’uomo è fatto in modo che, mescolando sangue diverso a condizione che la mescolanza non venga da troppo lontano nell’evoluzione, ne nasce l’intelletto. Allora fa forza chiaroveggente, derivata originariamente dall’elemento animale viene annullata, e nell’evoluzione nasce una nuova coscienza. Ciò che quindi vive nel sangue dell’uomo, vive nel suo “Io”.
Abbiamo dunque:
  • il corpo fisico come espressione del principio fisico
  • il corpo eterico come espressione dei succhi vitali e dei loro sistemi
  • il corpo astrale come espressione del sistema nervoso
  • il sangue come espressione dell’”Io”
Abbiamo così:
  • l’alto – con principio fisico, corpo eterico, corpo astrale
  • il mezzo – con il sangue e l’”Io”
  • il basso – con il corpo fisico, sistema vitale, sistema nervoso
Volendosi dunque impadronire di un uomo, occorre impadronirsi del suo sangue. Bisogna tenerlo presente se si vuole andare avanti nella vita pratica. Si può per esempio uccidere un popolo straniero nella sua entità, pretendendo dal suo sangue, attraverso la colonizzazione, ciò che quel sangue non può sopportare. Bellezza e verità domineranno l’uomo solo se domineranno il suo sangue.
Mefistofele si impadronisce del sangue di Faust, perché ne vuole avere l’”Io”. Il sangue è davvero “un succo molto peculiare”.

Ho riportato molto dell’originale di questa conferenza di Steiner, perché ritengo questa conoscenza condivisa molto importante. Vediamo ora, con occhi diversi, i vari processi messi in moto dall’Antisistema; nulla è stato fatto per caso. E non erano i tesori, le preziosità alle quali mirava questa energia, bensì il fine sottile ed occulto era proprio la conquista dell’”Io” dell’uomo. È ovvio che è un progetto che parte da un’epoca molto remota, ed è allo stesso modo assodato, di quale ampia e profonda conoscenza sia in possesso. D’altro canto questa visione espressa da Steiner, ci fa comprendere che, comunque, qualcosa doveva succedere! Poteva essere un cataclisma naturale o chissà cos’altro; doveva succedere questa mescolanza del sangue umano, perché così prevede il piano divino o legge d’evoluzione. Dalla perdita dell’antica chiaroveggenza, diretta espressione di una coscienza “ottusa”, otteniamo la nascita dell’intelletto, del pensiero logico, occupando un piano evolutivo superiore.
Se serviva, questa è una ulteriore prova che persino l’Antisistema e, dunque, la nostra “crisi”, erano previsti (il potenziale esisteva), ma avrebbe condotto comunque, tramite calibratura adattativa del “sistema”, al perseguimento di un nuovo equilibrio, proiettato ancora e sempre verso la luce.
Oggi siamo alle prese con un pensiero sin troppo logico e quadrato. Ma sono certo che, anche questo aspetto fa parte del cammino dell’uomo verso il ritorno alla spiritualità, ma in una maniera nuova: con viva coscienza di esserlo.